La Sardegna preistorica

Assolutamente unici sono i siti archeologici del periodo nuragico. Rappresenta ancora un mistero l'integrità di rocce megalitiche unite a secco dopo millenni.

Gli insediamenti prenuragici spaziano dalla Ziqqurat di Monte d’Accodi alle domus de janas di Pranu Muteddu, a Gioni. Oltre ai villaggi di Barumini, Serra Orrios, Tiscali e Abini, alla civiltà nuragica appartengono anche le Tombe di Giganti di S’Ena e Thomes e i pozzi sacri di Santa Cristina a Paulilatino e Santa Vittoria a Serri.

La maggior parte di questi siti ha dei musei adiacenti dove vengono catalogati ed esposti i reperti trovati.

Ziqqurat di Monte d'Accoddi

La Ziqqurat di Monte d'Accoddi (dal sardo arcaico Kodi che significava: monte), è un monumento megalitico tra i più antichi d'Italia, situato a 11 km dalla città di Sassari.

Si tratta di struttura troncopiramidale costruita con grandi blocchi sbozzati lungo il perimetro esterno, e riempita con terra e pietre. Si accede alla sua sommità per mezzo di una lunga rampa in terra battuta, sostenuta sui due lati da un grosso muro di pietre a secco. La sua forma non ha eguali in tutto il Mediterraneo e in Europa, e ricorda molto gli altari a terrazza mesopotamici detti ziqqurat.

Domus de janas

Le domus de janas sono delle strutture sepolcrali costituite da tombe scavate nella roccia e dalle forme più svariate. Il nome popolare significa letteralmente “case delle fate”, e sono chiamate in sardo anche con il nome di forrus o forreddus. Sono state attribuite alla Cultura di Ozieri, un popolo laborioso, pacifico e dedito all’agricoltura, che fiorisce nel periodo compreso fra il 4000 e il 3000 a.C. circa. Le tombe sono spesso collegate tra loro a formare delle vere e proprie necropoli sotterranee, talvolta molto elaborate, con in comune un corridoio d'accesso, un'anticamera dotata di nicchie scavate nelle pareti, e una camera su cui si affacciano numerose piccole celle nelle quali venivano deposti i defunti.

Molto belle sono le tombe decorate con rilievi e incisioni che rappresentano motivi a spirale e le corna, simbolo della divinità maschile, come quelle che si possono trovare nella la necropoli di Alghero, costituita da 36 camere sotterranee, e in quella di Pani Loriga presso Santadi.

Particolarmente interessante la necropoli di Sant'Andrea Priu nei dintorni di Bonorva, costituita da 20 tombe. Alcune riproducono, nel soffitto, la tipologia della capanna lignea e della casa con tetto a doppio spiovente; altre invece hanno un'architettura più complessa con un atrio semicircolare, il tetto graffito a raggiera, le camere con pilastri, destinate ai riti, e le stanze più piccole, sistemate per ricevere i corpi dei defunti. Si distingue, fra tutte le domus de janas della necropoli, la cosiddetta tomba del capo, probabilmente una cappella di famiglia, costituita da ben 18 ambienti.

Sono state ritrovate più di 2.400 domus de janas sparse su tutta l’isola, ma molte rimangono ancora da scavare. I raggruppamenti più consistenti sono il complesso di Anghelu Ruju, e a Sedini, in provincia di Sassari, si trova la domus de janas più grande della Sardegna, dalla quale è stata ricavata una vera e propria abitazione, oggi trasformata in museo.

Complessi nuragici di Barumini, Serra Orrios, Tiscali, e Albini

Su Nuraxi (Il Nuraghe) è la più grande fortezza nuragica della Sardegna, situata presso Barumini, a cinquanta chilometri dalla città di Cagliari. La fortezza, costruita utilizzando grossi blocchi di pietra appena sbozzata di colore grigio antracite, è costituita da una possente torre centrale di forma troncoconica, edificata intorno al 1100-1050 a.C., alta 18 metri; la torre è collegata ad un bastione formato da 4 torri esterne, disposte ai 4 angoli e orientate secondo i punti cardinali. Tra la torre centrale e il bastione si trova un cortile interno, nel quale si trova un pozzo; il complesso è circondato infine da un’ulteriore cinta difensiva, formata altre 7 torri, più piccole delle altre, collegate tra loro da una muraglia. All'esterno della cinta muraria si estendeva un villaggio composto da una cinquantina di capanne a pianta circolare, edificate utilizzando grossi massi murati a secco e ricoperte con tetti in legno e frasche di forma conica. Durante il VI secolo a.C., la fortezza fu distrutta e poi successivamente ricostruita in epoca Cartaginese per poi essere occupata dai Romani, prima di essere abbandonata definitivamente.

A Serra Orrios, a circa 10 km da Dorgàli e 23 da Nuoro, si può visitare uno dei villaggi nuragici meglio conservati, risalente al XII-X secolo a.C. Le 70 capanne, ognuna con un focolare nel centro, sono raccolte in gruppi, almeno sei, attorno ad ampi spazi centrali, luoghi d’incontro degli abitanti, con un pozzo per l’acqua in comune. Nel villaggio sono stati trovati anche edifici di culto.

A Tiscali si può visitare un villaggio nuragico molto particolare, che per la posizione unica è sicuramente uno dei più emozionanti: si trova infatti sul fondo di un’enorme voragine, ed è composto da una ventina di capanne.

Infine, il villaggio-santuario di Abini, composto da numerose capanne a pianta circolare e da un pozzo sacro protetto da un recinto.

Tombe dei giganti

Le tombe dei giganti sono monumenti funerari caratteristici della civiltà nuragica. Avevano la funzione di tombe collettive e potevano contenere un gran numero di inumazioni.Questi particolari sepolcri consistono essenzialmente in una lunga camera funeraria costruita con lastre di pietra di grandi dimensioni. L'elemento più interessante è sicuramente la facciata, al centro della quale si trova la stele, una grande lastra di pietra finemente scolpita disposta in senso verticale; ai lati della stele sono disposte, sempre in senso verticale, delle lastre più basse che formano un arco.

I sepolcri e le necropoli divennero nel tempo sempre più grandi e solo successivamente la tradizione popolare sarda le ha definite domu 'e s'orcu ossia Casa dell'orco, poiché si pensava che il grosso quantitativo di ossa rinvenute al loro interno fossero i resti dei banchetti di un gigante. Il nome è stato poi italianizzato.

Le tombe dei giganti si possono trovare in tutta la Sardegna e attualmente quelle conosciute sono ben 321. Di particolare interesse sono Li Lolghi e Coddu Vecchiu (una delle meglio conservate della zona) nei pressi di Arzachena, quelle di Madau nei pressi di Fonni, e quelle di S’Ena e Thomes a Dorgali. Molto interessanti sono anche i menhirs delle tombe di Tamuli, nei pressi di Macomer.

Pozzi sacri

I pozzi sacri erano le strutture in cui i nuragici praticavano il culto delle acque, elemento fondamentale della loro religione, e sorgevano quasi sempre in corrispondenza di una fonte.

Il tipo più comune è costituito da un pozzo circolare costruito con blocchi di pietra squadrati, a cui si accedeva tramite dei gradini che dalla superficie arrivavano sino al livello dell'acqua; al di sopra il pozzo può essere circondato da bassi recinti circolari in pietra, oppure sormontato da un piccolo edificio. I templi più antichi furono costruiti alla maniera dei nuraghi, con blocchi di pietra non perfettamente squadrati. Con il passare del tempo, furono edificati con tecnica più raffinata e con grande accuratezza nella lavorazione, fino a raggiungere una perfezione e precisione stupefacenti.

I pozzi sacri sono disseminati su tutto il territorio della Sardegna e quelli attualmente conosciuti sono più di cinquanta. Particolarmente interessanti quelli di Santa Vittoria a Serri e di Santa Cristina a Paulilatino, un magnifico pozzo sacro in basalto, costruito intorno all'X secolo a.C., che rappresenta l'esempio più bello dell'architettura nuragica. L’ingresso del pozzo, un'apertura a ventaglio al livello del suolo, porta alla scala monumentale che scende nel terreno fino ad incontrare il vano interrato, coperto dalla volta a tholos; sul fondo del vano interrato, ai piedi della scala, c'è la fonte sacra. Il santuario di Santa Cristina appare eccezionalmente evoluto rispetto all'architettura degli altri pozzi sacri: i blocchi di basalto utilizzati per edificare l'intera struttura sono tagliati con estrema precisione mentre di norma gli architetti nuragici utilizzavano massi rozzamente sbozzati.