La Sardegna medievale
Durante il medioevo, tra il X e il XIV secolo, la Sardegna era divisa in quattro giudicati, ciascuno retto da un Giudice. I Giudici erano i rappresentanti locali dell'imperatore bizantino che, attorno al 1000, si resero autonomi. Ne derivò una partizione del territorio nei quattro regni di Cagliari, Arborea, Torres e Gallura.
In questo periodo l'isola raggiunge uno dei punti più alti per quanto riguarda la sua architettura, grazie ai seguenti fattori: la presenza sempre più stabile e radicata delle repubbliche di Pisa e Genova, l'insediamento di ordini monastici italiani e francesi, e infine le relazioni con la Spagna determinarono la circolazione di nuove correnti artistiche nell'isola che influenzarono l’architettura locale. Le chiese romaniche della Sardegna sono infatti il frutto dell’incontro tra la cultura dei Giudicati isolani e quella dei mercanti, soldati e predicatori pisani e genovesi.
Del periodo più antico rimangono le chiese di San Saturnino a Cagliari, e di San Gavino a Porto Torres. Tracce delle influenze artistiche tra l’isola e il continente si trovano nella Cattedrale di Santa Maria del Regno ad Ardara, nella Basilica di San Simplicio a Olbia, nella Chiesa di San Nicola a Ottana, nella Cattedrale di Santa Giusta a Oristano e nella Chiesa della Santissima Trinità di Saccargia. Tra i castelli, il quartiere Castello di Cagliari e il Castello dei Doria di Castelsardo.
Chiese romaniche antiche
La Basilica di San Saturnino a Cagliari è uno dei più antichi monumenti paleocristiani in Sardegna. Dedicata al patrono della città di Cagliari, è stata costruita nel V secolo nel luogo in cui è avvenuto il martirio del santo. Dell'antica struttura a pianta a croce greca ci è pervenuta solamente la parte centrale insieme alla cupola e al braccio orientale. La Chiesa è stata ristrutturata in età romanica, e recentemente è stata restaurata a causa dei danni subiti in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale
La Basilica di San Gavino a Porto Torres è la più grande e la più antica delle chiese romaniche della Sardegna. Costruita a partire dal 1030 da maestranze pisane chiamate dal Re Giudice di Torres e inaugurata nel 1080, ha la particolarità di avere la stessa pianta delle antiche basiliche di epoca romana, cioè ad absidi contrapposte, e l'ingresso centrale. Da notare il portale romanico, risalente alla seconda metà dell’XI secolo.
Chiese romaniche tra Pisa e Genova
La Cattedrale di Santa Maria del Regno ad Ardara (SS), in stile romanico-pisano con influenze lombarde, fu costruita all'inizio del 1100 per ordine dei Giudici di Torres. Imponente, la più sarda delle chiese romaniche, è costruita interamente in trachite nera, ed è detta per questo Duomo Nero di Ardara.
La Basilica di San Simplicio ad Olbia (OT) è una delle chiese più imponenti e significative del Romanico sardo. Fu costruita in tre diverse fasi tra l' XI e il XII secolo sui resti di una necropoli romana. La costruzione, in stile romanico pisano-lombardo, è realizzata con blocchi di granito grigio. La chiesa ha pianta a tre navate divise da arcate; la facciata è tripartita; al centro del timpano si trova una grande trifora di tipo islamico, divisa da colonnine; a destra del timpano c'è un piccolo campanile a vela aggiunto in seguito. Da notare il rilievo sull'arcata sinistra che rappresenta un cane e un uomo a cavallo, simile alle decorazioni di foggia longobarda. Presenta la particolarità di avere una fascia in mattoni che copre tre lati dell'edificio.
La Chiesa di San Nicola ad Ottana (NU), in stile romanico-pisano, è stata edificata all'inizio del 1100 su una preesistente chiesa bizantina , ed è interamente realizzata con blocchi di trachite nera e violacea. All'interno della chiesa si può ammirare il polittico di Mariano IV d'Arborea del 1344, che raffigura San Francesco e San Nicola di Mira, e la vita dei due Santi.
Cattedrale di Santa Giusta (OR): Fu edificata nel 1140 circa, per conto dei Giudici di Arborea, da maestranze pisane, locali, lombarde, e arabe. L'interno è a tre navate, quella centrale absidata, separate da colonne in marmo e granito, alcune provenienti sicuramente dalla vicina città punico-romana di Tharros, ed è coperto da un tetto a capriate. La facciata di impronta lombarda è solcata da lesene verticali che finiscono con una triplice arcata, il portale architravato con arco, ai lati del quale si trovano due leoni scolpiti in stile arabo, sopra il portale sta una grande trifora che dà luce all'interno. Sotto il presbiterio si trova una cripta santuario, dove si dice, fu martirizzata la santa. In questa cripta durante dei lavori negli anni Ottanta, furono trovati resti di costruzioni nuragiche.
La Chiesa di Santa Maria, nella periferia campestre di Uta, è una delle massime espressioni del romanico pisano in Sardegna. Non si conosce la datazione precisa di edificazione della chiesa, che si fa risalire alla metà del XII secolo ad opera di maestranze toscane. L'edificio, in roccia calcarea e arenaria con inserti in marmo e basalto, presenta i prospetti scanditi da paraste angolari e suddivisi in specchi da lesene, tra le quali si dispongono gli archetti pensili a tripla ghiera in facciata, a doppia ghiera ai lati e nel prospetto absidale. Gli archetti sono sostenuti da peducci recanti decori scultorei molto vari e diversi tra loro, in cui si inseriscono protomi antropomorfi e zoomorfi. La facciata, rivolta ad ovest e sovrastata da un campanile a vela, è divisa in quattro livelli da cornici. Il livello inferiore è a sua volta diviso in tre specchi; lo specchio mediano ospita il portale principale architravato, sormontato da un arco a tutto sesto dotato di cunei bicromi e con l'estradosso evidenziato da una cornice finemente scolpita con motivo a intreccio. Nel livello superiore si apre una piccola bifora. L'interno è a tre navate, separate da arcate a tutto sesto rette da colonne di spoglio di epoca romana. I capitelli sono invece coevi alla chiesa, tranne quello della terza colonna a sinistra e quello che funge da acquasantiera, entrambi di epoca romana. Il presbiterio è sopraelevato da alcuni scalini. Sotto l'altare maggiore si trovano due leoni, in origine collocati ai lati della facciata. Il presbiterio è concluso dall'abside semicircolare orientata. La luce entra nella chiesa tramite le due bifore nei prospetti est e ovest e dalle monofore disposte ai lati e nell'abside.
La Chiesa della Santissima Trinità di Saccargia, con la sua mole bianca e nera, è il più alto esempio del romanico del nord della Sardegna. Fu completata nel 1116 sulle rovine di un monastero preesistente per volontà del giudice di Torres, e consacrata il 5 ottobre dello stesso anno. Fu affidata ai monaci Camaldolesi che vi fondarono la loro abbazia. In seguito furono eseguiti, da architetti e maestranze pisani, lavori di ampliamento databili dal 1108 al 1120. È una delle poche chiese che hanno conservato gli affreschi medioevali all'interno.
Castello di Cagliari e Castello di Castelsardo
Il quartiere Castello, costruito in gran parte da Pisani e Aragonesi, è il più antico dei quattro quartieri storici della città di Cagliari. Il quartiere, circondato da bastioni e protetto da mura, racchiudeva i palazzi dell’aristocrazia e la cattedrale. Le vecchie mura cittadine sono per lo più intatte, e comprendono la Torre di San Pancrazio e la Torre dell’elefante, costruite con la tipica pietra lavica di colore bianco, così come le mura e altri palazzi del quartiere.
A Castelsardo, sulla sommità della rocca si trovano i resti del Castello dei Doria, costruito tra il XII e XIV secolo, di cui rimangono la cinta muraria e la rocca interna. Recentemente restaurato, oggi i l castello ospita il Museo dell'Intreccio Mediterraneo, in cui sono esposti cestini provenienti da tutti i paesi del Mediterraneo, tra i quali quelli in fibra vegetale di palma nana intrecciata a mano, prodotto tipico dell'artigianato di Castelsardo.