Storia di Sassari

Il territorio della città di Sassari offre numerose testimonianze della presenza dell'uomo del Neolitico recente, come l'imponente ziqqurat di Monte d'Accodi. Ma Sassari è una città "giovane", che risale alla fine del Medioevo, probabilmente fondata dagli abitanti dell’antico porto romano di Turris Lybisonis (attuale Porto Torres) che si spostarono nell’entroterra per sfuggire alle incursioni dei pirati saraceni che venivano dal mare.

Sassari, nei primi anni del XIII secolo, era la città più popolata del Giudicato di Torres, e godeva di una certa libertà ed indipendenza grazie alla forte presenza delle repubbliche marinare di Pisa e Genova, che rifiutavano di sottomettersi alle leggi del Giudicato di Torres. Le due repubbliche marinare avevano iniziato da tempo ad esercitare la loro influenza sull'isola, dapprima economica e successivamente politica, al punto da arrivare a scontrarsi con l'autorità dei giudici. La forte presenza di Pisa e Genova contribuì alla formazione di un nuovo ceto borghese composto da commercianti ed artigiani, aperti ai nuovi traffici e insofferenti anch'essi per la legislazione del tempo, troppo arretrata e limitante: questa situazione portò ad una serie di conflitti, che giunsero al loro apice nel 1236 con l'uccisione dell’ultimo giudice di Torres, Barisone III, da parte degli stessi Sassaresi.

Dopo l'assassinio dell’ultimo Giudice di Torres, la città di Sassari, insieme a una buona parte della Provincia Turritana, passò nel 1274 sotto il dominio di Pisa. La crescente importanza di Sassari fu all’origine delle lunghe contese tra Pisa e Genova per il controllo della città, che si conclusero nel 1284 con la Battaglia della Meloria e la vittoria della flotta Genovese sui Pisani. Nel 1294 la città di Sassari divenne il primo e unico libero comune della Sardegna, confederato a Genova, e promulgò gli Statuti Sassaresi che rappresentavano l'organizzazione giuridica, politica ed amministrativa della città. Gli Statuti sassaresi, che ci sono noti in un testo sardo-logudorese del 1316, erano divisi in tre parti: la prima parte riguardava il diritto pubblico, la seconda il diritto civile e la terza il diritto criminale.

Nel 1323 la Sardegna venne concessa agli Aragonesi da Bonifacio VIII, che nel 1297 investì Giacomo II del titolo di re di Sardegna. A Sassari, dopo una prima fase nella quale si formò un gruppo filo-aragonese, fu subito chiaro che i nuovi alleati miravano ad un rigido controllo della città: nel 1325 si verificò quindi una prima ribellione, subito repressa dagli aragonesi, alla quale seguì un lungo periodo di rivolte che durarono fino al 1417, anno in cui re Alfonso V il Magnanimo promosse Sassari al rango di Città Regia, una città direttamente governata dal re e libera dal sistema feudale. Il dominio aragonese si consolidò soltanto a partire dal 1420, mentre veniva rafforzandosi sempre più quella cerchia di nobili provenienti dalla Spagna, che godevano di privilegi e traevano i loro proventi dai feudi che venivano loro concessi.

Nel 1479 la città di Sassari, insieme a tutta l'isola, passò sotto il dominio spagnolo. Tra la fine del XV e gli inizi del XVI secolo visse un periodo di crisi economica e sociale, caratterizzato dal declino del commercio marittimo, diventato pericoloso a causa dei pirati saraceni, dall’occupazione della città da parte delle truppe francesi, che tra la fine del 1527 e l'inizio del 1528 la occuparono e la saccheggiarono, e dalle due epidemie di peste, una delle quali, nel 1528, avrebbe provocato solo a Sassari, a detta di scrittori del tempo, non meno di 15 mila morti. Nella seconda metà del XVI secolo la città si risollevò dopo gli anni di crisi, e alla ritrovata prosperità economica si accompagnò una rinascita culturale, grazie all'introduzione della stampa e alla diffusione del pensiero umanistico. Nel 1562 venne fondata dai Gesuiti la prima università della Sardegna.

Agli inizi del '700, in seguito alle vicende della guerra di successione spagnola, Sassari conobbe per alcuni anni la dominazione austriaca e visse un nuovo periodo di tumulti e ribellioni, come nel caso del tentativo di ribellione contro l'imposizione dell'estanco, una nuova tassa sul tabacco, abbondantemente coltivato nelle campagne circostanti. Successivamente, dopo essere ritornata per un breve periodo agli spagnoli, la città di Sassari, con tutta la Sardegna, passò al Piemonte e ai Savoia in conseguenza del trattato di Londra del 1718.

I primi anni di dominazione piemontese furono caratterizzati da importanti innovazioni: sotto il regno di Vittorio Amedeo II (1720-1730) vi fu una riorganizzazione fiscale e venne confermata la legislazione preesistente e con essa gli Statuti Sassaresi; Carlo Emanuele III (1730-1773) incrementò il commercio marittimo grazie ai lavori di ripristino del porto di Torres e riorganizzò l'Università (1764). La spinta riformistica si attenuò però con Vittorio Amedeo III (1773-1796), il cui regno vide il ritorno ad un periodo di arretratezza che, insieme ad una grave carestia, portò la città alla ribellione nell'aprile del 1780, alla quale seguì il cosiddetto decennio rivoluzionario. Nel 1796 fece suo ingresso trionfale, inviato da Cagliari, l'Alternos Giovanni Maria Angioy, con al seguito migliaia di rivoluzionari, provenienti da ogni parte dell'isola. Ristabilito il controllo sulla Sardegna, i Savoia sedano con ferocia ogni forma di dissenso verso la loro politica. Le rivolte anti-piemontesi a Sassari continueranno sino alla metà dell'Ottocento.

Tra la fine del XVIII e tutto il XIX secolo, Sassari visse un periodo di rinascita culturale e urbanistica: l'Università venne riaperta, la città cominciò ad espandersi oltre il tracciato delle mura medievali, si avviò la costruzione di nuovi quartieri, vennero costruiti il nuovo ospedale, le carceri, il teatro civico, scuole e piazze, la rete ferroviaria e fognaria, l'illuminazione a olio, e più avanti, a gas, venne ristrutturato il vicino Porto di Torres e si attivarono i primi collegamenti navali di linea tra il porto sardo e Genova.

Alla fine dell’ 800 la città di Sassari visse una forte crescita economica e un continuo sviluppo. Protagonisti della scena politica sassarese furono, a partire dal 1891, tre giovani avvocati: Enrico Berlinguer, Pietro Moro e Pietro Satta Branca, i quali, sempre nel 1891, fondarono La Nuova Sardegna, che diviene ben presto il quotidiano più diffuso nell'isola.

Al termine della prima guerra mondiale, e col rientro dei reduci, anche Sassari partecipò al movimento rivendicazionistico degli ex combattenti. Passata indenne la seconda guerra mondiale dalla guerra, la città di Sassari dovette sopportare una grave e prolungata carenza di generi alimentari. Alla crisi del dopoguerra reagì con un lento ma costante sviluppo economico, che portò la città a divenire oggi il secondo centro cittadino della Sardegna per importanza.